mercoledì 30 ottobre 2024

La Maglia Viola: Il paradosso della maglia sbagliata, il ricordo di Ciccio Baiano.

Sarebbe stato più facile vincere lo scudetto che retrocedere. Siamo riusciti nell’impresa di retrocedere con una squadra pazzesca e fior di campioni.

Che la stagione 1992/1993 sarebbe stata una stagione “molto particolare” lo si capì dopo poche giornate, c’era stato un errore grafico e la maglietta away, quella per le gare in trasferta per intenderci, presentava una serie di svastiche ben visibili, troppo visibili.

Ancora oggi mi chiedo come sia stata possibile una svista del genere in fase di creazione.

 Lo scopo era quello di stilizzare il giglio, il problema è che quando i vari gigli si incastravano tra di loro creavano queste svastiche.


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La stagione partì con una presentazione Hollywoodiana della squadra in Piazza Santa Croce condotta dal giornalista Gianni Minà. La famiglia Cecchi Gori, proprietaria dal giugno 1990, riuscì’ per la prima volta a fare un calciomercato completamente in autonomia, nei due anni precedenti infatti l’allenatore, il mitico brasiliano e adorato dalla Gialappa’s, Sebastiao Lazaroni, era stato contrattualizzato dalla precedente proprietà e poi esonerato per far posto a Gigi Radice. Giocatori e dirigenti precedenti, a parte qualche eccezione, furono avvicendati, così la stagione 1992/1993, sembrava a tutti gli effetti quella del rilancio e finalmente la Fiorentina si presentava con una rosa adeguata per lottare per lo scudetto.

Arrivano Stefan Effenberg e Brian Laudrup dal Bayern Monaco, quest’ultimo stella anche della Danimarca, a sorpresa vincitrice di Euro ’92. Dal Foggia dei miracoli arriva Ciccio Baiano, che con Batistuta formerà una delle coppie più spettacolari della storia viola, in difesa Daniele Carnasciali dal Brescia, Gianluca Luppi dalla Juve e Fabrizio Di Mauro dalla Roma a centrocampo.

Dalla primavera aggregati “il ragazzo gioca bene” Francesco Flachi, il fratello di Roberto, Eddy Baggio e i super confermati Alberto Malusci, Stefano Pioli, Mario Faccenda, Beppe Iachini ecc.In porta Gianmatteo Mareggini, ormai un mito dopo il rigore parato a Baggio qualche anno prima.



La partenza fu debordante, partite vinte a suon di goal (7-1 all’Ancona), ma anche sonore sconfitte (7-3 in casa contro il Milan dei record di Fabio Capello), al netto di questi risultati la Fiorentina si ritrova a quasi metà stagione al secondo posto quando, una sciagurata sconfitta interna per 1-0 contro l’Atalanta nella prima partita dopo la sosta natalizia, porta all’esonero di Gigi Radice. Da qui inizia il disastro. Viene chiamato Aldo Agroppi, già sulla panchina viola sette anni prima e al centro di qualche polemica per la gestione di Antognoni, ormai però fermo e diventato un commentatore televisivo. Per farvela breve, nella prima partita con Agroppi in panchina, la Fiorentina perde 4-0 a Udine con il primo goal realizzato dall’ex Marco Branca (segnerà una tripletta), dopo appena 9 secondi. Lo stesso Agroppi a fine partita disse. “Almeno il primo goal non è stato per colpa mia, io ancora stavo salendo le scale verso il campo…”

Da quella giornata la Fiorentina dal sesto posto lentamente raggiunse le zone più pericolose della classica, fino a lottare per la retrocessione. Per una serie di risultati non favorevoli e dopo aver esonerato anche Agroppi affidando la panchina all’allora tecnica della primavera Luciano Chiarugi con il supporto di Giancarlo Antognoni, la Fiorentina retrocede in serie B dopo 54 anni.

Per quanto riguarda quella sfortunata maglietta, venne sostituita, appena si accorsero dell’errore, da una maglietta totalmente bianca con dettagli viola sul colletto e sui polsini delle maniche.

Il numero sulla schiena passò da nero a viola.Piccola curiosità che ci fa capire come a volte un dettaglio possa fare la differenza: nel 1991 la Fiorentina aveva comprato dal Boca Juniors il fantasista Diego Latorre, da molti indicato come l’erede di Maradona. La leggenda narra che Vittorio Cecchi Gori una notte guardando una partita della Coppa America, s’innamorò, calcisticamente parlando, dell’attaccante di quell’Argentina, tale Gabriel Omar Batistuta e decise, nonostante il contratto firmato, di portare subito in Italia Batistuta e lasciare in prestito al Boca Latorre. (A quel tempo si potevano tesserare massimo 3 giocatori stranieri). Nel ’92 Latorre arriverà alla Fiorentina, giocherà solo 2 partite e poi verrà venduto al Tenerife squadra dove ritroverà un altro giocatore argentino e vecchia conoscenza della Fiorentina ovvero: Oscar Alberto Dertycia.

Per farmi raccontare quella stagione ho chiamato il bomber Ciccio Baiano: “Insieme a Bati quell’anno solo in campionato realizzammo 26 reti se aggiungi la Coppa Italia saliamo a 30 e siamo retrocessi, ma ti rendi conto?”

Ciccio ma cosa successe?

“Giocavamo contro l’Atalanta, stavamo dominando, poi ad un certo punto loro segnano con Perrone e noi non riusciamo a recuperare, ma, ribadisco, giocando benissimo. A fine partita scende Vittorio nello spogliatoio e comincia ad inveire contro Radice. Noi rimaniamo spiazzati e increduli, lo esonera. Una delegazione della squadra, fece di tutto  per non farlo esonerare e cercò, invano, di far ragionare Vittorio. Il problema, però, era che erano volate parole grosse e Radice non avrebbe mai accettato di ritornare. Noi eravamo legatissimi a Radice, si era instaurato un rapporto come tra padre e figlio, capiva le situazioni, come prenderci, se percepiva qualche problema cercava di alleggerire la tensione, molto simile a Ranieri come atteggiamento. Al suo posto arriva Agroppi, amato dalla piazza, ma inviso alla Federazione in quanto da commentare tv aveva massacrato e sparato contro tutto e tutti. Inizialmente sembrava dovesse arrivare De Sisti, ma venendo considerando troppo simile caratterialmente a Radice, volevano un allenatore dal forte impatto e  virarono su Agroppi. L’esordio fu allucinante: 4-0 a Udine con goal di Branca dopo pochi secondi. Ricordo che a noi 2 reti per vincere non bastavano mai… Vedemmo cose molto strane e nonostante lo spogliatoio fosse molto unito, fossimo un bel gruppo, davanti a tutti quei torti arbitrarli ci sgretolammo. Ad un certo punto sembravamo una macchina da corsa in discesa senza freni.

Ciccio e invece di quella famosa maglia sbagliata che ricordi hai?

“Oggi una cosa del genere non potrebbe mai accadere, ma nel ’92 non c’erano i social, poche foto e le maglie non le vedevi così nel dettaglio come oggi con mesi di anticipo. Noi a dir la verità non ci accorgemmo di niente, poi arrivò una segnalazione e furono fatte sparire immediatamente!”

E’ proprio vero, quando una cosa deve andare male lo si capisce da come inizia tutto… 

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giovedì 24 ottobre 2024

La maglia Viola: "E quindi uscimmo a rivedere le stelle"

Vi ricordate le parrucche di Jovetic vendute al mercato di San Lorenzo? E il famoso furto di Ovrebo contro il Bayern Monaco in Champions League?

Tutto questo accadde nella stagione 2009/2010, l’ultima nella quale la Fiorentina ha disputato la Champions League e anche l’ultima con Cesare Prandelli in panchina, la conclusione di un quinquennio pazzesco iniziato nel 2005/2006 con il duo Corvino/Prandelli.



Ho dei ricordi molto belli e nitidi di quegli anni, i giocatori erano in gran parte miei coetanei e capitava spesso che uscissimo insieme e ci frequentassimo con le rispettive famiglie.

Ancora oggi mi sento con Lollo De Silvestri che gioca nel Bologna, Marchionni, Frey, Gilardino e Dainelli che sono al Genoa, di recente ho rivisto Cesarone Natali, sua moglie Katia e suo figlio Andrea che dal Barcellona è passato al Bayer Leverkusen, ovviamente Riccardo Montolivo e sua moglie Cristina che vivono da anni a Milano, Marco Donadel, Manuel Pasqual che vive ancora a Firenze e naturalmente Gianluca Comotto.

Gianluca oltre ad essere un caro amico è colui che a fine partita a Liverpool mi ha regalato quella maglia che nel tempo sarebbe diventata storica.

Ma andiamo con ordine, quella stagione di Champions partì da Lisbona: riuscì a seguire la squadra in tutte le trasferte tranne Debreceni, si c’ero anche a Monaco in quella serata maledetto dove l’arbitro Ovrebo convalidò un goal assolutamente irregolare che poi ci condannò all’eliminazione nonostante l’ottima partita al ritorno a Firenze.

A Lisbona inumi bel pomeriggio di agosto pareggiamo, ma grazie ai goal in trasferta, prima funzionava cosi, passiamo il turno, nel girone ritroviamo il Lione, Liverpool e Debreceni: dando per scontato il primo posto del Liverpool ce la giochiamo per il secondo posto con il Lione. Vado anche a Lione e ci lascio una caviglia, letteralmente: il vecchio stadio Gerland infatti era costruito sulla terra con le tribune appoggiate sopra e con scale di ferro nelle quali io mi ci storsi in malo modo la caviglia. Ricordo che sbiancai dal dolore, andai a sciacquarmi il viso in bagno e poi dalla panchina Romeo e Leo, i due magazzinieri, con l’allora massaggiatore Fagorzi furono favolosi, mi lanciarono il ghiaccio perchè il dolore era fortissimo.

Tornando alla partita perdemmo 1-0 con goal di Pjanic, a fine partita ancora dolorante Gianluca Comotto mi disse che era riuscito a prendermi una maglia del Lione. Cenammo in un ristorante del centro della città con il giocatore svedese Kallstrom, in verità all’inizio non l’avevamo nemmeno riconosciuto.

Al ritorno a Firenze la “mia” maglietta del Lione era stata presa da qualcun altro nello spogliatoio (praticamente i giocatori scambiavano le maglie, le mettevano nel borsone destinato alla lavanderia e poi una volta a Firenze, lavata la roba, veniva ridistribuita, ma la mia maglia se la prese qualcun altro…). Gianluca era mortificato perchè sapeva quanto ci tenessi, ma presto si sarebbe fatto perdonare adeguatamente…

Vincemmo 2-0 in casa con il Liverpool, doppietta di Jovetic, vincemmo 4-2 fuori casa e 5-2 in casa con il Debrecen, in casa 1-0 con il Lione e poi ultima partita del girone a Liverpool.

Ovviamente andai anche a Liverpool, tra l’altro essendo seduto in tribuna accanto a Mutu, Zanetti e ad altri giocatori infortunati mi scattarono una foto e fui contattato da un giornalista del “La Stampa” di Torino per chiedermi se il messaggio che Mutu ci stava facendo leggere gli era stato mandato da Felipe Melo per convincerlo a tornare alla Juventus… Ovviamente niente di tutto questo, ma la cosa mi fece molto sorridere. 

Ve la faccio breve: vinciamo a sorpresa, la società organizza in fretta e furia una festa nell’hotel della squadra con familiari, amici e parenti e io mi ritrovo seduto al tavolo presidenziale con Diego e Andrea Della Valle, il sindaco di allora Matteo Renzi, Pantaleo Corvino e proprio accanto a me un Mario Cognigni in splendida forma e in vena di fare battute una dopo l’altra.

A fine cena terminati i festeggiamenti viene Gianluca con una busta in mano e mi dice: ”Non sono riuscito a recuperarti la maglia del Lione, ma credo che questa per te valga di più!”, la apro e c’era la maglia appena utilizzata in campo. Immaginatevi il mio stupore e la mia gioia.



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Gianluca oggi vive vicina a Perugia è appena diventato padre per la seconda volta di una splendida bambina e l’ho chiamato per ricordare insieme quella fantastica serata: “Guarda ho appena spaventato la bimba perché Christian ha fatto un assist bellissimo e il Milan ha segnato in Youth League”. Christian è il figlio più grande che io ovviamente ho conosciuto quando era piccolino e di recente ho rivisto ad una cena di Natale delle giovanili della Fiorentina, si perchè dopo aver giocato nella Fiorentina da qualche anno gioca nelle giovanili del Milano. “Gianlu se Christian ha fatto un assist vuol dire che per fortuna non ha preso i piedi dal padre… Ahahhaha“Si esatto lui è molto più forte di me.” Cosa ti ricordi di quella serata di dicembre 2009? “Ti dirò, all’inizio quando arrivammo allo stadio rimanemmo un po’ delusi, ci aspettavamo una cattedrale, un qualcosa di mitologico e invece non era molto accogliente (in verità Anfield è stato in gran parte rifatto qualche anno dopo ndr), ma quando entrammo in campo… Ho ancora i brividi se ripenso alla Cop che canta “I’ll Never Walk Alone”.

Quando hai capito che l’avreste vinta? “Quando ero dietro Vargas e l’ho visto partire sulla fascia, in quel momento ho pensato “stai a vedere se oggi non vinciamo ad Anfield contro il Liverpool?”.

Conservo gelosamente la maglietta che mi regalasti la sera della festa in hotel “Immagino, ricordo la tua espressione quando te la portai… Ahahahahah è con il numero 25 vero? Scelsi quel numero perchè è il giorno di nascita di Christian”.

Che ricordi hai di quella stagione, di quella squadra? Io ti ricordo uomo spogliatoio e ti riconosco gran parte del merito nell’aver aiutato a integrarsi un giovanissimo Jovetic, una volta venni a casa tua e c’era Jojo che giocava con Christian.

“Jojo è un ragazzo molto intelligente, eravamo compagni di stanza in ritiro, mi sentivo quasi uno zio per lui, giovanissimo zio (ahahah) e mi colpì il fatto che dopo nemmeno un mese parlava già l’italiano molto bene, ovviamente legammo immediatamente e lui è stato sicuramente uno degli artefici di quella stagione pazzesca”.

Cosa fai oggi? Ti avevo lasciato dirigente nel Perugia.

“Adesso faccio l’osservatore e seguo i campionati scandinavi quindi sono sempre in viaggio.”

Mi ha fatto molto piacere risentire Gianluca e ricordare di quelli anni davvero divertenti e ricchi di soddisfazioni. Mi auguro di rivivere presto quelle notti di Champions.


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mercoledì 16 ottobre 2024

La maglia Viola: La Rinascita, il ricordo di Giovanni Galli

 A distanza di 22 anni non saprei ancora definire l’annata 2002/2003.

La stagione della rinascita, l’annata post fallimento, la prima dell’era Della Valle, e, tra le altre cose, ancora non so se darle una connotazione negativa o positiva, mi spiego meglio:

Negativa perchè comunque eravamo falliti dopo 10 anni di goduria incredibile e giocatori pazzeschi (Batistuta, Rui Costa, Edmundo su tutti), giocavamo in serie C2 contro squadre e giocatori totalmente sconosciuti o quasi, positiva perchè il clima che si respirò quell’anno fu davvero unico. Voglio precisare che io a Gubbio a spalare la neve non c’ero, però a sentire i racconti di quel giorno sarete stati almeno in 35000 perchè, con chiunque parli, quel giorno eravate tutti a Gubbio a spalare la neve…




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La Fiorentina fallisce con Cecchi Gori (argomento che affronteremo in futuro in questa rubrica, ma, ci tengo a sottolineare, che i ricordi calcistici più belli della mia adolescenza sono legati alla sua presidenza), il 1° agosto 2002, il giorno prima del mio compleanno tra l’altro, rinasce sotto il nome di Florentia Viola. Molti si presero i meriti, ma i veri artefici all’epoca furono l’allora sindaco di Firenze, Leonardo Domenici e l’attuale Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani che convinsero Diego Della Valle e suo fratello Andrea a rilevare la società dal fallimento.


Per farmi raccontare di quelle giornate ormai diventate leggendarie ho coinvolto un mito come Giovanni Galli che fu il primo ad essere chiamato per sistemare l’area sportiva: “Entrammo allo stadio ed era stato tutto svuotato dal tribunale nell’ambito del fallimento: armadietti, sedie erano tutte sigillate e chiusi nella palestra che all’epoca era sotto la tribuna sul lato della Curva Fiesole. Al primo allenamento, per attaccare i vestiti piantammo dei chiodi nel muro perché i ragazzi non sapevano dove appoggiare la roba.” Qualche dipendente però rimase della vecchia società a lavorare per la nuova appena fondata:  “Si certo, ovviamente essendo tutto nuovo e non conoscendo nessuno chiesi di mantenere alcune persone di fiducia come lo storico segretario Raffaele Righetti, il compianto Francesco Guzzo che mi aiutò tantissimo a rimettere in piedi il settore giovanile azzerato dal fallimento e professionisti come Rocco De Vincenti e Fabio Bonelli che ancora oggi lavorano in Fiorentina”. Tra l’altro mi sembra giusto e doveroso menzionare il “soldatino” Angelo Di Livio che, terminato il mondiale del 2002, decise di rimanere a Firenze e giocarsi la C2 nonostante avesse avuto offerte da squadre di Serie A.

Ma torniamo alla maglietta, non avevate niente e con cosa avete iniziato ad allenarvi?

“Appena arrivato cominciai a chiamare tutti i miei amici che lavoravano nel settore dell’abbigliamento sportivo per chiedere un aiuto, eravamo ad agosto e ci serviva il materiale primario per allenarci e scendere in campo nelle amichevoli improvvisate, addirittura usammo delle maglie con il giglio attaccato sulla maglia con dei cerotti, considera anche che non potevamo utilizzare niente della precedente società perchè non doveva esserci nessun tipo di continuità, la prima partita la giocammo con una maglia provvisoria della Garman, poi la famiglia Della Valle trovò un accordo con Puma e arrivarono quelle bellissime magliette che ancora ricordo con affetto, quella rossa in particolar modo”.

Quello che dice Giovanni Galli è esatto perchè, da una personale ricerca, ho scoperto della bella amicizia che c’era e, suppongo ci sia ancora, tra la Famiglia Della Valle e Jochen Zeitz nel 2002 presidente e amministratore delegato di Puma e attualmente amministratore delegato di Harley-Davidson. Quando nel 2002 Zeitz venne a conoscenza delle problematiche, dovute anche ai tempi ristretti, che i Della Valle stavano avendo a Firenze, intervenne immediatamente fornendo tutto il materiale sportivo necessario.




Galli prima ha menzionato la maglia rossa e, purtroppo, è l’unica di quella stagione in mio possesso. 

Voglio raccontarvi la storia del perchè posseggo quella maglia.

All’epoca lavoravo come DJ in vari locali fiorentini e capitava spesso che i giocatori di quella Fiorentina, ops Florentia Viola, capitassero nelle serate. In una di queste conobbi, tra gli altri, Michelangelo Minieri, allora giovane difensore ed oggi uno dei più importanti procuratori in Italia. A fine stagione ricordo venne a trovarmi in una serata e si presentò con un sacchetto, me lo diede e quando lo aprì la sorpresa fu enorme perchè, credetemi, non gliela avevo assolutamente chiesta (strano per chi mi conosce perchè solitamente la seconda cosa che chiedo quando conosco un calciatore, dopo i vari convenevoli: “Come stai?”, “Come ti trovi a Firenze?” ecc, è “Ricordati la maglietta mi raccomando…”).

Maglia rossa con il numero 17: bellissima, semplicissima, pesantuccia come materiale, era il 2002 e il materiale iper tecnico avrebbe fatto la sua comparsa solo qualche anno dopo.

La Florentia Viola “durò" solo per la stagione 2002/2003, a fine stagione la squadra raggiunse la promozione in netto anticipo in C1, ma a seguito del “Caso Catania” e per meriti sportivi e bacino d’utenza, fu promossa in Serie B.

Il 19 maggio 2003 torno a chiamarsi Fiorentina, per la precisione ACF Fiorentina, dopo che la famiglia Della Valle acquisì marchio e colori sociali della “vecchia” Fiorentina.


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mercoledì 9 ottobre 2024

La maglia Viola: La Finale di Coppa Italia del 2014

Il 3 maggio 2014 ero a Roma allo Stadio Olimpico per la finale contro il Napoli. Sorvolo su tutte le cose vergognose accadute prima della partita e durante il primo tempo, ma voglio sottolineare solo le cose belle di quella giornata.

Il pranzo lungo l’autostrada in un ristorante degno di “Camionisti in trattoria”, invaso dai tifosi, l’ingorgo pazzesco tra pullman e auto creato al casello di Roma Nord.

La giornata iniziò decisamente nel migliore dei modi, purtroppo ricordiamo tutti come sia andata a finire.

Oggi, però, parliamo della maglietta “special Edition” realizzata per quella finale.



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Devo fare una doverosa premessa: secondo me la Fiorentina del duo Prandelli/Corvino (2005/2010) e quella di Montella (2012/2015) sono ad oggi le due più forti in assoluto e quelle alle quali sono più legato emotivamente e personalmente.

Nel 2012 realizzammo con Fiorentina, da una mia idea, l’iconico video di Natale “Fiorentina Style” (sulla base del “Gangnam Style” ballo/tormentone di quell’anno). 

”Pretesi” la partecipazione di tutti i giocatori, dalla prima squadra alle giovanili e tutti i dipendenti, dal Presidente all’ultimo dei collaboratori: ci divertimmo tantissimo a girarlo e fu un successo incredibile, ancora oggi viene riproposto per Natale sui vari profili social dei tifosi.

Presentai la Fiorentina di Pepito Rossi e Mario Gomez il 20 agosto 2013 in uno stadio strapieno contro ogni previsione. Era stato organizzato tutto per circa 10mila persona, ne arrivarono oltre 25mila, ancora oggi ho i brividi se ci ripenso.



Ma parliamo di quella maglietta speciale. 

Dal 2012 la Fiorentina cominciò “a vestire” JOMA, azienda spagnola che arrivò a Firenze dopo 7 anni dell’italiana Lotto. A gestire quel cambio di fornitura fu Gian Luca Baiesi, al tempo Direttore Operativo della Fiorentina e attualmente Stadium Manager dello Stadio “Maradona” di Napoli ( nel Napoli tra l’altro ci lavora un altro ex viola Tommaso Bianchini, attuale CRO e, come già anticipato da Repubblica qualche settimana fa, in procinto di diventare il nuovo Direttore Generale della squadra partenopea).

Con Gian Luca, nonostante non lavori più a Firenze da qualche anno, sono rimasto in ottimi rapporti e, proprio su suggerimento dell’Ingegner Salica, storico collaboratore della Famiglia Della Valle, ho deciso di disturbarlo per farmi raccontare la nascita di quella maglietta speciale.

“Uno dei primi incarichi con Fiorentina fu proprio quello di negoziare il nuovo partner tecnico e, nonostante avessimo ricevuto diverse offerte da vari fornitori, alcune anche particolarmente interessanti per il tipo di collaborazione, la scelta ricadde su JOMA perché era il giusto compromesso tra qualità del prodotto e offerta economica”. Con il senno di poi si può dire che i tre anni di Joma, concisi con i tre anni di Montella, si sono rivelati particolarmente fortunati: tre quarti posti consecutivi in campionato, un quarto di finale di Coppa Italia il primo anno, la finale di Coppa Italia il secondo anno appunto e l’ottavo di finale in Europa League e, per concludere, la doppia semifinale dell’ultimo anno in Coppa Italia ed Europa League. Dobbiamo sottolineare la sfortuna di esser arrivati quarti nei tre anni in cui l’Italia disponeva, a causa di una classifica di ranking deficitaria, di soli tre posti in Champions League… Peccato!


Joma con Fiorentina fece un deciso salto di qualità, la squadra viola fu la prima grande squadra italiana a indossare le divise del brand spagnolo. Negli anni successivi avrebbe vestito il Torino, la Sampdoria, l’Atalanta, il Verona ecc. 


Tornando a quella maglia sentite cosa mi ha raccontato Gian Luca: “Come accade anche oggi in tutte le società i lavori sulle grafiche partono mesi prima, un anno prima per essere precisi. Per quanto riguarda Joma, l’azienda ci mandava delle idee, io facevo la prima scrematura e ovviamente l’ultima parola era di Andrea Della Valle. Il passo successivo consisteva nella produzione dei prototipi, anche in quel caso si attendeva l’approvazione da parte di ADV, una volta ottenuti tutti gli ok si procedeva con la produzione.

Andrea era molto attento alla qualità e alla grafica delle divise, ricordo soprattutto la complessità di quella dell’ultimo anno che aveva delle alette che si aprivano per la traspirazione." 


Gian Luca mi ha anche spiegato tecnicamente l’aumento del livello di qualità nella produzione delle maglie: “Ogni maglia è divisa in pannelli, più pannelli ci sono più aumentano i costi e, ovviamente anche la qualità del prodotto, basti pensare che ci sono maglie composte da 4/5 pannelli e magliette che arrivano ad essere formate anche da 12 pannelli”


Da dove nasce la necessità di una maglia speciale per la Finale di Coppa Italia?

“Erano ben 13 anni che la Fiorentina non raggiungeva una finale, l’ultima era stata quella vittoriosa contro il Parma del 2000/2001 così con la Famiglia Della Valle decidemmo di celebrare l’evento, in tutta fretta, visto il poco tempo, in accordo con Joma, realizzando una maglietta “Special Edition” per l’occasione. Tra l’altro, fateci caso, la semplicità e la pulizia grafica di quella maglietta furono riprese sulla prima maglia di Le Coq Sportif nella stagione 2015/2016.” 


Con Gian Luca e molti ragazzi che non lavorano più in Fiorentina abbiamo condiviso molti eventi in quegli anni, da quelli sopracitati alle varie cene di Natale, alle presentazioni delle maglie, dei giocatori ecc. Sono stati anni davvero molto divertenti e stimolanti sotto tanti punti di vista, purtroppo però, tornando a quella serata di maggio del 2014, la bellezza della maglia special Edition non coincise con la vittoria della Coppa Italia.  


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Lo screening neonatale del Meyer al CTF di Coverciano.

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